Il diritto di sorprenderti

Il diritto di sorprenderti

“Prenditi il diritto di sorprenderti.”  Milan Kundera

Nella calda estate 2024 un gruppo di donne ha seguito me e le mie colleghe Aurora e Carmen in un nuovo percorso di scrittura creativa,  patrocinato dall’associazione Sassiscritti. Si tratta di un gruppo composito di donne iscritte ai percorsi di istruzione per adulti, dalle storie più diverse, ma accomunate dalla volontà di lasciare un segno di sé sulla carta e di condividere un universo di emozioni e saperi a lungo sopito. È straordinario e per certi aspetti improvviso, quasi inusuale, il forte desiderio di scrivere, soprattutto in contesti che l’immaginario collettivo ritiene meno sensibili, meno interessati alla scrittura. L’esperienza dei laboratori, che si richiamano all’approccio degli atelier di Elisabeth Bing, smentiscono spesso certi luoghi comuni. Forse quello che manca talvolta è la pratica della scrittura, l’esercizio, l’abitudine, la sensibilità a dare ascolto a un  desiderio. Come conduttori dell’atelier, sta a noi sollecitare, dare forza e vita a intuizioni che spesso rimarrebbero nascoste, non agite. 

Una discussione preliminare fra le partecipanti ha evidenziato il bisogno di indagare il nesso tra scrittura ed emozione. Da quell’incontro sono passati diversi giorni dedicati alla ricerca dei testi “maestri” da proporre, preparandoci sempre alla stessa dinamica: la lettura, la scrittura, la condivisione del prodotto all’interno del gruppo.

Grazie sempre anche agli stimoli dell’amica Lisa Bentini, ho introdotto nuovi testi, nuovi scrittori, realtà temporalmente più vicine a noi.

Ecco il primo testo, tratto dal libro “Album di famiglia” di Alaíde Ventura Medina, un romanzo che ho letto tutto d’un fiato nei pomeriggi estivi assolati, passati in vacanza all’Isola del Giglio. Il romanzo, attraverso una forma per certi versi sincopata e la descrizione più o meno puntuale di fotografie, condensa i traumi della protagonista e del fratello cresciuti in una famiglia disfunzionale. 

Il brano che ho scelto è un elenco di oggetti, aspetti e forme che la protagonista ha ereditato dai propri genitori, nel bene e nel male. La lettura ha scosso tutte le studentesse; pertanto ho deciso di lasciare loro massima libertà di scelta, dando come compito la scrittura del testo Eredità vere, presunte, desiderate. Il tempo ha rimandato tessiture delicate, che qui solo anticipo.

Cose che ho ereditato da mia madre:

la luce nei suoi occhi, quasi un riflesso;

la dolcezza del sorriso che scalda il cuore;

le mani delicate che sanno accarezzare;

il modo di ascoltare le persone amate;

gli occhi aperti alle cose belle della vita;

il coraggio di affrontare il mondo, anche da sola;

la costante severità con me stessa;

l’amore per gli animali, come se fossero bambini;

la nostalgia di vecchie fotografie e tempi passati;

quel senso di appartenenza a un popolo che non si arrende mai.

Cose che ho ereditato da mio padre:

la risata allegra e spensierata;

un pizzico necessario di egoismo;

la protesta interiore contro le ingiustizie;

quell’ironia che sa di amaro e di sale.

Alcune cose che mi sarebbe piaciuto ereditare da mio padre:

la leggerezza del camminare nel mondo;

la capacità di perdonare,

ma, sopra ogni cosa, la libertà di volare, senza mai dimenticare da dove sono partita.

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Cose che ho ereditato da mia madre:

la corporatura snella, 

l’interesse per la Medicina, 

la forma del viso, 

le dita dei piedi,

la forma e colore degli occhI,

il colore dei capelli, 

la fantasia e l’immaginazione

la diplomazia in certe situazioni, 

l’abilità in cucina, 

la certezza che ogni malattia “viene” dal cervello,

l’“allergia” all’addestramento fisico e mentale e la protesta contro qualsiasi forma di schiavitù, 

non l’ateismo, ma il fastidio nei confronti del potere che la religione ha.

Cose che ho ereditato da mio papà:

l’amore immenso per i figli, 

la voglia di studiare,

il cuore buono,

le labbra un po’ carnose, 

la forte attrazione per la guida,

i capelli sottili, 

l’ottimismo, 

la pretesa di essere liberi ed indipendenti,

cantare “la canzoncina” per alzarsi al mattino,

il colesterolo alto.

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