Vivere
Ci siamo lasciati l’ultima volta con il compito di scrivere qualcosa partendo dallo stimolo della poesia Vivere di Agota Kristof, contenuta nella raccolta Chiodi, edita da Casagrande, con poesie tradotte da Fabio Pusterla e Vera Gheno. Ogni volta l’incontro con la scrittura scarna, essenziale, per certi versi storta di Kristof, è una vertigine che non lascia indifferenti. È un rosario di infiniti che portano in evidenza una condizione dolorosa “per la quale non c’è parola”:
Nascere
Piangere succhiare bere mangiare dormire aver paura
Amare
Giocare camminare parlare andare avanti ridere
Amare
Imparare scrivere leggere contare
Battersi mentire rubare uccidere
Amare
Pentirsi odiare fuggire ritornare
Danzare cantare sperare
Amare
Alzarsi andare a letto lavorare produrre
Innaffiare piantare mietere cucinare lavare
Stirare pulire partorire
Amare
Allevare educare curare punire baciare
Perdonare guarire angosciarsi aspettare
Amare
Lasciarsi soffrire viaggiare dimenticare
Raggrinzirsi svuotarsi affaticarsi
Morire.
Sono molte le tracce che quel testo ha ispirato all’interno del nostro spazio protetto: qui ne condivido una nel cui fondo campeggia un barlume di speranza :
Pensare, arrabbiarsi, distrarsi.
Scrivere, fare i compiti a casa.
Guardare, fuori dalla finestra, allo specchio, le mani.
Respirare.
Sciogliere le mandibole, respirare.
Sentire, premere i tasti, inspirare.
Chiudere gli occhi, sorridere, piangere, una sola lacrima.
Alzarsi, passeggiare, sorridere ad un albero.
Espirare.
Fermarsi.
Ripartire.