Credo

Credo

Parole?

Sì, di aria 

e nell’aria perdute.

Tu lascia che mi perda tra le parole

Octavio Paz

Mi chiedono cosa abbia di così straordinario l’approocio che è alla base del nostro laboratorio. Ciò che ci ha convinto del metodo di Elisabeth Bing e del suo atelier è quello di andare oltre ad un certo modo di scrittura tradizionale, quello dei testi liberi, o di produzioni talvolta troppo distanti dai reali desideri e bisogni dei partecipanti. Il primo elemento che abbiamo apprezzato è che l’impostazione generale, quella che parte da “testi maestri”, da modelli forti e significativi, abbia il merito di far superare il timore ideativo ed emotivo di chi si approccia alla scrittura. Il fatto di proporre letture, soprattutto in una fase iniziale, che abbiamo una struttura anaforica e ripetitiva, dà sicuramente più sicurezza. L’accostamento di parole o di gruppi di parole o di frasi messe in successione facilita la scrittura di getto e allontana la preoccupazione di una certa formalità e di un sistema di regole talvolta ingessato.  L’accostamento inoltre di immagini spesso libero da forzati elementi linguistici a corredo, arriva così potente a chi ascolta.  La stilistica ripetitiva che ha radici lontane nei sermoni delle funzioni cristiane e precristiane, delle favole, delle ninna nanne, regala spesso un andamento poetico, fluido, ricco di artifici fonici e ritmici. Su quelle strutture si innesta poi la creatività, il sentire, il sapere di ogni partecipante. Ogni produzione ha uno stile completamente diverso perché specchio di storie, personalità e culture differenti. 

Per il quarto incontro, nel nostro viaggio espressivo e conoscitivo, ho proposto il brano Credo tratto dal libro #Being young di Linn Skåber, un testo contenente una serie di racconti autonomi e slegati tra loro che mostrano il mondo poliedrico, altalenante, vitale dell’adolescenza. Il brano letto, accostato al geniale testo di Angela Mastretta contenuto nell’antologia Leggere per scrivere, non ha fatto scaturire un dibattito immediato nelle partecipanti. Il tema come ha detto Duljia è privato e necessita di attenzione e meditazione.

Poi il tempo della scrittura, della lettura, dell’emozione di un puzzle eterogeneo:

Credo in qualcosa di più grande di noi, che sta in tutto e in tutti, in cielo e in terra. Credo nelle fette di pane con la nutella, che deliziano il mio palato e il mio cuore. Credo nella pasta fatta in casa, la rubavo sempre alla mia nonna e la mangiavo cruda; lo faccio anche adesso. Credo nell’ordine delle cose, credo che rispecchi l’ordine interiore e mi dispiace non esserne tanto capace, ma sto lavorando per questo.

Credo nel tempo che scorre inesorabile senza fermarsi, come il battito del cuore, senza sapere quando si fermerà. Il mistero di non poter controllare queste due cose mi affascina, la sfida di trovare ogni giorno un pensiero positivo, per renderla unica, mi dà soddisfazione. 

Credo nella donna che si è liberata dalla schiavitù. 

Credo nella sua forza nel lottare per i suoi diritti: studiare, guidare, parlare e non essere costretta a tacere.

Credo nella sua giornata intensa, quella in cui gestisce tutto da sola.

Credo nel suo silenzio sofferente, nel suo cuore che ride per rendere felice la sua famiglia. Credo nella sua parola.

Credo in diverse cose, ad altre ho smesso di credere.

Credo in questa mattina dal cielo rosato, alla vita che si riprende piano piano, alle auto che lentamente popolano le strade, agli uccellini che cantano intorno a me al ritmo lento di questa lunga estate.

Credo in quell’operaio laggiù che sta andando al lavoro, al cane che sta facendo pipì vicino a quel palo, a quella coppia che si tiene per mano, a quest’aria fresca che durerà ancora per poco. 

Credo nel primo raggio di sole di mattina presto, che mi dà la forza per affrontare una giornata di strazio, fatica, amore.

Credo nella dignità umana, nel duro lavoro quotidiano, nei piccoli, grandi uomini.

Credo nel vento che porta speranza.

Credo nel profumo dell’erba appena tagliata.

Credo nella natura che si sveglia tutte le mattine per darci il benvenuto, anche se non lo meritiamo, nelle piante che rinascono ciclicamente, senza mai stancarsi.

Credo in me stessa, tantissimo. Sono fiera di quello che ho superato, di come ho affrontato le difficoltà della vita. 

Credo che ci si possa permettere di soffrire e di star male, ma poi bisogna rialzarsi per tornare a sorridere, perché dopo la tempesta viene sempre il sole. 

Credo che a tutti gli ostacoli ci sia rimedio.

Credo nella potenza del cambiamento e nella possibilità di costruire un futuro migliore.

Credo nel potere della musica che mi fa vibrare l’anima. E infine, credo nell’amore che ci circonda, nella connessione che esiste tra di noi e nelle meraviglie che questo mondo ha da offrire.

Credo nei momenti di gratitudine che ci riconnettono alle nostre radici, nella bellezza della vita e nei legami profondi che forgiamo lungo il cammino.



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